Il centuripino e l'Imperatore

 Nell’autunno del 140 Antonino Pio e Marco Aurelio tornando dalla vendemmia si fermano nella tenuta di Pompeo Falco. La visita di cortesia dell’Imperatore e del giovane Cesare al vecchio consolare non meraviglia: si tratta di uno dei personaggi più in vista negli anni di Traiano e Adriano. Dell’episodio rimane memoria in una lettera di Marco Aurelio, rimasto colpito da un albero strano e meraviglioso, la catachanna: grazie agli innesti, rami di diverse specie germogliano su un unico tronco. Diversi senatori avevano una villa suburbana sui Colli Albani; lo stesso Antonino Pio era nato a Lanuvio. 

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Il nome di Q. Pompeius Falco è stato collegato ai ruderi di un esteso complesso da quelle parti. Falco era un siciliano, di Centuripe. Nel tempo la famiglia aveva rafforzato la sua posizione, stringendo alleanze con altre famiglie almeno altrettanto ragguardevoli, tra Lazio, Spagna, nord-Africa.

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 Il legame tra Centuripe e Lanuvio/Roma risale a parecchi secoli prima. La leggenda di Lanoios, fondatore di Lanuvio, Centuripino al seguito di Enea, può anche contenere un nucleo di verità storica su remoti rapporti tra l’Egeo, l’area etnea, il Lazio; ma in questa sede ci interessa l’uso che del mito è stato fatto tra il momento dell’espansione di Roma nel Mediterraneo e il periodo della Seconda Sofistica e della valorizzazione delle identità storico-culturali locali nell’ambito dell’Impero. Il legame tra i Pompeii di Centuripe e i Roscii di Lanuvio deve probabilmente risalire già ad età repubblicana, II-I secolo a.C., quando la cognatio tra Centuripe e Lanuvio stabiliva un asse privilegiato nei rapporti tra Centuripe e Roma. In questo momento all’emigrazione d’élite di siciliani a Roma corrisponde una presenza di imprenditori di origine centuripina che agiscono a fianco di colleghi romani: in Sicilia, nel Lazio, in Campania, nel Mediterraneo orientale. 

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Il riassetto augusteo cambia il rapporto città/territorio; forse causa lo stanziamento a Centuripe di gruppi di veterani; ma chiaramente non compromette il potere di certe vecchie famiglie locali. Nel II secolo vediamo la strepitosa carriera di Q. Pompeius Falco; successivamente il figlio e il nipote rivestono la carica di console, nel 149 e nel 169. Tra II e III secolo vaste proprietà, interessi economici tra Sicilia orientale e nord-Africa confermano la posizione della famiglia, il probabile ruolo nelle forniture alimentari per l’Urbe. Centuripe si ricopre di monumenti sontuosi: forse con la ricostruzione dopo un rovinoso terremoto prima del 128, certo per l’evergetismo dell’importante famiglia locale. 

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Il ciclo scultoreo che decora il foro tra il 128 e il 149, connesso alla carriera politica di Q. Pompeius Sosius Priscus, comprende statue ritratto della famiglia imperiale e della famiglia del committente, ma probabilmente anche di uno ktistés, l’eroe fondatore Lanoios. Il messaggio politico rientra perfettamente nella cultura del momento: esaltazione della storia locale e della fedeltà all’Imperatore, nel solco della saga eneica.

Rosario P.A. Patané 

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Per saperne di più: 

R. Patané, Sui Colli Albani all’ombra della catachanna: imprenditoria ed emigrazione d’élite nell’Impero Romano, in Forma Urbis, XV.1, gennaio 2010, pp. 23-29 

Didascalie 

  1. Presenza di Centuripini nel Mediterraneo, III-I secolo a.C.
  2. Q. Pompeius Falco – Centuripe, Museo Archeologico
  3. Angolo del foro – La struttura protettiva indica l’ingombro del portico a due piani
  4. Angolo del foro – Ricostruzione grafica
  5. Adriano – Centuripe, Museo Archeologico
  6. Moneta di Adriano, zecca di Troia. Al R/ Enea con Anchise e Ascanio. In esergo è la lupa che allatta i gemelli, a rafforzare l’unità del mito troiano-romano

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